Dieta con pochi carboidrati (CHO) tra le priorità anti-diabete

Mangiare meno carboidrati per controllare il diabete. Si sa che carboidrati contenuti nella frutta, verdura, pane, cereali, latte e derivati, dolci e prodotti dolcificanti rappresentano il primo problema di gestione della glicemia nelle persone con diabete di tipo 1, che non producono l’insulina necessaria a diminuire gli zuccheri nel sangue, e con diabete ti tipo 2, dove il problema è legato alla resistenza all’insulina. Eppure, la diminuzione dei carboidrati nella dieta quotidiana non è uno stile di vita diffuso tra le persone con diabete. Le stesse linee guida alimentari non considerano una dieta a basso contenuto di carboidrati tra i primi interventi di prevenzione e gestione della malattia.

Gli studi recenti affermano che una dieta a basso contenuto di carboidrati dovrebbe essere tra i primi interventi adottati per la gestione del diabete di tipo 1 e 2, nel primo caso in combinazione con la terapia insulinica. Una dieta con un adeguato apporto di carboidrati condiziona abbassando il rischio di obesità, rischio cardiovascolare e lo stato di salute in generale. L’ulteriore vantaggio di adottare una dieta povera di carboidrati nella gestione del diabete è dato dall’assenza di effetti collaterali che si presentano, invece, con i farmaci di uso comune per questa malattia.

Molti studi sottolineano come i nuovi casi di diabete di tipo 2 e di obesità siano aumentati di pari passo con il consumo di carboidrati. Se si vuole perdere peso, la dieta povera di carboidrati risulta essere la migliore. Le persone con diabete di tipo 2 apprezzano questa dieta allo stesso modo, se non di più, rispetto ad altre diete. Meno carboidrati porta a meno grassi nel sangue, più colesterolo buono e miglior controllo glicemico,

tutti fattori legati al rischio di disturbi cardiovascolari. Infine, le persone con diabete che seguono una dieta con pochi carboidrati diminuiscono anche l’assunzione di farmaci per il diabete e i relativi effetti collaterali che ne possono derivare.

Al contrario di quanto molti pensano, le persone diabetiche non devono eliminare del tutto i carboidrati, ma fare maggiore attenzione alla quantità, alla qualità e al tipo di zucchero contenuto nel cibo. Gli alimenti che contengono naturalmente zucchericome frutta, verdura e latte non sono vietati, mentre consumare abitualmente dolci e bevande zuccherine se già non è consigliabile per nessuno, tanto meno lo è per una persona diabetica. Tuttavia, uno strappo alla regola di tanto in tanto vi sarà sicuramente concesso.
I carboidrati fanno aumentare, più o meno rapidamente, la concentrazione di zucchero nel sangue. E’ consigliabile mangiarecarboidrati a lento rilascio(pane, pasta, riso, cereali per colazione, frutta) perché sono una buona fonte di energia, aiutano a ricaricarsi e mantengono il glucosio nel sangue a livello più stabile. I cibi zuccherini come caramelle, bevande dolci e frizzanti, dolci e cioccolata, torte e biscotti (in particolare farciti), oltre ad essere più calorici, vengono digeriti e assorbiti rapidamente nel sangue e fanno aumentare più rapidamente il livello della glicemia. Una volta ogni tanto non fanno male, ma è meglio preferire delle alternative a basso contenuto di zucchero.
Oltre che dal tipo di carboidrato, l’aumento della glicemia è influenzato anche dalla presenza di fibree dall’assimilazione degli alimenti. Quanto più alto è il contenuto di fibre di un alimento o di un pasto, tanto minore sarà l’aumento della glicemia. Le fibre introdotte con la dieta dovrebbero essere idealmente più di 40 g/die (o 20 g/1000 kcal/die), preferibilmente solubili. Il consumo giornaliero di 5 porzioni di vegetali o di frutta e di 4 porzioni alla settimana di legumi, può essere utile per fornire il minio fabbisogno di fibre.
Gli alimenti non raffinati (integrali) sono più indicati perché impiegano più tempo per essere digeriti e quindi evitano di indurre picchi di glicemia.
La quota di carboidrati consigliata può variare in base alle caratteristiche metaboliche individuali, oltre che alle abitudini personali e locali.
Non sono indicate le diete a basso contenuto di carboidrati(ovvero con una restrizione al di sotto dei 130 g/die)
Sia la quantità sia la qualità dei carboidrati dei cibi possono influenzare la risposta della glicemia. Controllare la quantità totale dei carboidrati, attraverso l’uso delle diete a scambio o con il conteggio dei carboidrati, rappresenta una strategia chi ave per l’ottenimento del controllo glicemico nel paziente trattato con insulina con uno schema multidose giornaliero.
Il raggiungimento di un controllo glicemico ottimale può essere facilitato dalla valutazione di quantità, qualità e distribuzione deicarboidrati introdotti nel corso della giornata. Nei soggetti diabetici, trattati con farmaci ipoglicemizzanti, soprattutto se in terapia con insulina, è necessaria la valutazione dell’orario d’assunzione nonché del dosaggio dei farmaci, al fine di adattarli alla quantità e alla natura dei carboidrati introdotti. Quindi, un pasto con un contenuto maggiore di carboidrati renderà necessaria una maggiore dose di insulina e viceversa.
L’apporto di saccarosio (zucchero da tavola) non dovrebbe superare il 10% dell’energia totale giornaliera introdotta con gli alimenti. Un atteggiamento più restrittivo può essere utile per le persone che devono perdere peso.
L’indice glicemico può essere un indicatore utile per la scelta del cibo ricco in carboidrati da inserire nella dieta di una persona con il diabete.
I dolcificanti acalorici (saccarina, aspartame, acesulfame K, sucralosio) sono sicuri quando consumati in quantità giornaliere moderate.

Conteggio dei carboidrati (CHO)

Il conteggio dei carboidrati (CHO) nasce per pianificare il pasto del paziente diabetico e determinare la dose d’insulina necessaria. Consiste nel calcolare la quantità totale di carboidrati assunti in un pasto e determinare l’esatta dose di insulina da somministrare. Numerosi studi scientifici dimostrano l’efficacia di questo metodo nel raggiungimento degli obiettivi glicemici prefissati (glicemia, emoglobina glicata) garantendo un’ampia flessibilità nella scelta dei cibi e delle porzioni.

Imparare correttamente il metodo non è difficile ma all’inizio è consigliato farsi seguire da un esperto. Il razionale è quello di somministrare l’esatta dose di insulina necessaria alla metabolizzazione dei carboidrati assunti. Altrimenti, dosi di insulina maggiori alle necessità possono causare ipoglicemia mentre dosi insufficienti possono causare una condizione di iperglicemia. Per farlo occorre calcolare quanti carboidrati si assumono visto che la glicemia è influenzata prevalentemente da questi nutrienti.

Saper individuare gli alimenti che contengono carboidrati è il primo passo per una corretta pianificazione del Conteggio dei carboidrati(CHO).

Con la tabella seguente potete imparare quali sono i gruppi di alimenti contenenti i CHO

 

CARBOIDRATI O ZUCCHERI (CHO)

PROTEINE

GRASSI DI ORIGINE ANIMALE

GRASSI DI ORIGINE VEGETALE

PANE E PASTA

Si, in maniera prevalente

SI

NO

in quantità minime

CEREALI E DERIVATI IN GENERE

Si, in maniera prevalente

SI

NO

in quantità minime

LATTE E LATTICINI

Si, contengono uno zucchero, il lattosio

SI

SI

NO

CARNE, PESCE, UOVA

In misura nulla o molto bassa

SI

SI

 

LEGUMI

SI

SI

NO

SI

FRUTTA

Si, contengono uno zucchero, il fruttosio

In misura trascurabile

NO

In misura trascurabile

VERDURA

Si, in misura trascurabile ad eccezione delle patate

In misura trascurabile

NO

In misura trascurabile

CONDIMENTI

NO

NO

Burro, margarina, strutto, lardo, panna.

Olio d’oliva e di semi


Determinare la quantità di carboidrati negli alimenti

In questa fase occorre utilizzare delle tabelle o delle app che aiutino determinare il contenuto di carboidrati negli alimenti. Le tabelle solitamente riportano i carboidrati disponibili per 100 grammi (g) di parte edibile (cioè la parte priva degli scarti che effettivamente si mangia) di un alimento.

Di seguito riportiamo una tabella con i principali alimenti.

Contare i carboidrati del proprio pasto

Per poter contare in maniera attendibile i carboidrati occorre partire dalla giusta quantità/porzione di alimento. All’inizio può essere utile usare una bilancia da cucina per poi imparare a utilizzare porzioni di riferimento come bicchiere, cucchiaio, pugno e/o impratichire l’occhio a riconoscere i pesi.
In caso di alimenti confezionati, è bene leggere attentamente le etichette.
Stabilita la quantità di alimento che si intende mangiare occorre fare il seguente calcolo:

Sommando i risultati di tutte le pietanze di un pasto si ha una stima attendibile della quantità totale di carboidrati di un pasto.

Facciamo un esempio:

Pasta al pomodoro

80 g

80 x 74 : 100

59 g

Petto di pollo alla piastra

100 g

100 x 1 : 100

1 g

Olio d’oliva

1 cucchiaino

 

 

Pane

30 g

30 x 56 : 100

17 g

Finocchi crudi in insalata

150 g

1 x 150 : 100

1,5 g

Una mela

150 g

150 x 12 :100

18 g

 

TOTALE CARBOIDRATI

96,5


Calcolare la quantità di insulina

Nel passo successivo occorre calcolare quante unità di insulina sono necessarie per metabolizzare la quantità di carboidrati assunta. Per fare questo calcolo è necessario conoscere il proprio rapporto insulina/carboidrati, ovvero bisogna sapere quanti grammi di carboidrati sono metabolizzati da un’unità di insulina. Questo dato è individuale e deve essere stabilito insieme al proprio diabetologo.